COPPA MARTINI bicchiere, storia raccontata da Lelevich
COPPA MARTINI
Con questa rubrica
vogliamo raccontare la storia dei bicchieri che hanno segnato la storia della
miscelazione! E con chi iniziare se non con l’inossidabile Coppa Martini!
La coppa martini è ormai un’ icona, rappresenta uno status assoluto, come il drink
da cui prende il nome.
Nel corso dei decenni, è diventata il simbolo stesso del
bere miscelato ed è una storia che continua senza perdere smalto.
L'origine del nome della coppetta è combattuto, ma ruota
sempre intorno al celebre cocktail "Martini". Qualcuno dice sia il
nome del barista italiano che per primo, nella Londra del 1912, l'avrebbe
preparato per John D. Rockefeller.
Altri dicono che un certo professor Jerry
Thomas, negli anni '50, sulla strada per Martinez (California), l'avrebbe
inventato per alleviare il mal di stomaco di un minatore.
Altri ancora che
c'entri il noto vermut italiano Martini.
Il bicchiere magico folgora il mondo per la prima volta
all’Esposizione universale di Parigi nel 1925.
Parte del suo successo, la magica coppetta lo deve a William
Powell e Myrna Loy, che nell'”Uomo ombra” del 1934 rilanciarono il cocktail
Martini dopo il Proibizionismo (ne avevano uno in mano quasi in ogni scena del
film). Il loro bicchiere era la coppetta che poi fu chiamata Nik & Nora dal
nome dei loro personaggi nel film, due detective da alta società che restarono
popolari per decenni.
Dopo la guerra, il Martini è re assoluto. Neppure il
dramma bellico riesce a cancellare il rito U.S.A del cocktail party irrigato dal
Martini. Gli anni avanzano e mentre il drink diventa sempre più secco aprendo
la strada – insieme a James Bond – ai vodka Martini, il suo bicchiere viene
usato per qualsiasi bibita che non contenga troppo ghiaccio.
Ma negli anni Sessanta, comincia il declino, il Martini,
come il jazz, diventa il simbolo degli anziani.
Il bicchiere, però,
non segue l’eclissi del drink, diventa il simbolo stesso dei cocktail, quelli
che ancora vengono consumati, bevande colorate, in genere a base di vodka, che sono il lascito degli anni Settanta alla storia del bere.
Innumerevoli
insegne al neon a forma di Martini cup ci ricordano, ancora oggi, quel periodo.
Poi, la rinascita, all’inizio del Duemila riporta le cose a
un ordine naturale: il Martini riacquista ruolo e corona, il gin si prende
qualche rivincita. Anche se molti bartender odiano il bicchiere che è diventato
il marchio della loro professione. In primo luogo, è facile da rovesciare. E
poi, quella base piccina lo rende scomodo da impilare e facile da rompere,
magari con effetto domino. Ma nonostante tutto resta un simbolo assoluto e si
sa che i simboli nel bene o nel male hanno di diritto un posto nella storia.
Ci auguriamo che la lettura vi sia piaciuta! Nel caso potete
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Alla prossima!
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